GROTTA DI VAL DE’ VARRI

La Grotta di Val de’Varri, si trova in una vallata tra i fiumi Salto e Turano, nel Comune di Pescorocchiano, vicino al centro abitato di Leofreni. La valle fa parte di un sistema di bacini le cui acque scompaiono dentro inghiottitoi.

L’inghiottitoio di Val de’ Varri si articola in due rami principali: quello di destra è fossile, mentre quello di sinistra è formato da una galleria superiore e da una inferiore, attualmente attraversata da un torrente, che forma periodicamente all’ingresso della cavità una cascata di un’altezza di circa 20 metri.

La Grotta di Val de’Varri, si trova in una vallata tra i fiumi Salto e Turano, nel Comune di Pescorocchiano, vicino al centro abitato di Leofreni. La valle fa parte di un sistema di bacini le cui acque scompaiono dentro inghiottitoi.

L’inghiottitoio di Val de’ Varri si articola in due rami principali: quello di destra è fossile, mentre quello di sinistra è formato da una galleria superiore e da una inferiore, attualmente attraversata da un torrente, che forma periodicamente all’ingresso della cavità una cascata di un’altezza di circa 20 metri.

È un insediamento in grotta del Bronzo Medio (XVII-XIV sec. a.C.) noto già nella prima metà del Novecento e solo nel 1997 oggetto di una indagine archeologica. Sono stati individuati focolari, materiali faunistici bruciati, elementi in selce e il recupero di numerosi frammenti ceramici, pertinenti a olle e dolii di impasto, ciotole, vasetti, piatti di impasto fine e depurato, in forme generalmente diffuse durante tutta l’età del Bronzo. Tra i resti faunistici, oltre a pecore, capre e suini, si riconoscono bovini. L’abbondanza di denti e mandibole di individui giovani potrebbe far ipotizzare un’economia basata più sull’allevamento che sulla caccia.

Sulle pareti della grotta sono presenti manifestazioni di arte rupestre con motivi come cerchi di punti, linee semicircolari concentriche e spirali, ricorrenti e simili a quelli attestati anche nell’arte rupestre alpina e nelle grotte della penisola iberica.

È un insediamento in grotta del Bronzo Medio (XVII-XIV sec. a.C.) noto già nella prima metà del Novecento e solo nel 1997 oggetto di una indagine archeologica. Sono stati individuati focolari, materiali faunistici bruciati, elementi in selce e il recupero di numerosi frammenti ceramici, pertinenti a olle e dolii di impasto, ciotole, vasetti, piatti di impasto fine e depurato, in forme generalmente diffuse durante tutta l’età del Bronzo. Tra i resti faunistici, oltre a pecore, capre e suini, si riconoscono bovini. L’abbondanza di denti e mandibole di individui giovani potrebbe far ipotizzare un’economia basata più sull’allevamento che sulla caccia.

Sulle pareti della grotta sono presenti manifestazioni di arte rupestre con motivi come cerchi di punti, linee semicircolari concentriche e spirali, ricorrenti e simili a quelli attestati anche nell’arte rupestre alpina e nelle grotte della penisola iberica.